sabato 26 maggio 2007

I cowboys della notte


Il Milan vince la partita contro il Liverpool. E' un evento che scatena entusiasmo, orgoglio, patriottismo. Si festeggia. Con la benedizione, la protezione e la connivenza delle cosiddette preposte autorità, nelle strade del centro si riversa l'orda rossonera. Su un autobus scoperto sfilano i reduci delle battaglia di Istanbul -ancelottiinzaghipippomaldinikaka ecc. -osannati da una marea di plebaglia emersa, smargiassa e cafona, dai più remoti ricettacoli della suburra (che è un suburra culturale piuttosto che urbanistica).
Il risultato dei festeggiamenti è una città devastata, disseminata di rifiuti di ogni genere con prevalenza di cocci di bottiglia e permeata, da piazza Castello a San Babila, di un olezzo composito di birra rancida-vomito-piscio.
Una ventina di mucche della cowparade - una delle poche iniziative artistico urbane felici - vengono sbrindellate, spaccate, incendiate. Danni per centinaia di migliaia di euro. Il senso della festa è stato quello di una esplosione di violenza repressa che si è sfogata, come prevedibile, contro gli obiettivi più indifesi, più gentili, più inoffensivi.
Malaparte diceva che è una vergogna vincere una guerra. Ma anche vincere una partita di calcio è qualcosa che il boys della tifoseria milanista sono riusciti a trasformare in una vergogna civile di cui utilmente si eviterà di ricercare una qualsiasi responsabilità.

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