martedì 10 giugno 2008

WE HAVE A DREAM - CLIC

Il rischio di esserne privati è grande. E noi, diligenti voyeur dietro le quinte del potere che amiamo, senza intercettazioni come faremo?

Non che noi, popolo eletto della libertà calderoliana, della fratellanza formigonica, della munificenza berlusconiana e dell’ ombrosità veltronesca, ci si voglia agitare e magari opporre alle scalate bancarie, alle tangenti, alle concussioni, ai furbetti dei quartierini e dei quartieroni, alle estorsioni, alle raccomandazioni dei puttanieri, ai ricatti delle puttane, alle compravendite senatorie, alle sentenze dei tribunali e quant’altro.
Tutto ciò, cioè la nostra nobile dialettica politica, l’abbiamo accettato con entusiasmo, l’abbiamo incoraggiato, l’abbiamo civilmente sostenuto, lo viviamo con la certezza che proprio lo stile di questa politica ci darà un futuro; renderà sempre più magnifiche e progressive le nostre sorti. L’abbiamo consapevolmente e civilmente dimostrato con il nostro ponderatissimo voto del 13 aprile scorso.
Noi, però – ribadiamo: noi popolo dell’italica democrazia - non possiamo essere privati del diritto di guardare dal buco della serratura i nostri leader, accompagnarli con il nostro sguardo affettuoso e con il nostro silenzio affettuosamente complice, nelle loro avventure di camera (da letto) e di camera (dei deputati).
Noi chiediamo quindi di non limitare, e tanto meno di abolire, le intercettazioni telefoniche. Anzi chiediamo, in nome della libertà e della democrazia, di estenderne la pratica. Perché
noi dobbiamo e vogliamo, con questo nostro impegno di voyeur della società civile, imparare; e poi, una volta assimilata l’ arte, metterla in pratica. Il nostro sogno, lo sappiamo ormai bene, è solo quello di essere come loro.

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