Nel 1940 l'esercito straccione dell' Italia ducesca assaliva la Francia, già fatta a pezzi dalle armate naziste. Per potersi sedere al tavolo delle trattative col vincitore del momento, il simpatico Adolf Hitler, e rivendicare qualche briciola o qualche mancia o qualche avanzo di bottino, un colpo bisognava pur tirarlo; e se il colpo era una maramaldesca pugnalata alle spalle di un agonizzante, meglio così: che importanza poteva avere il senso dell'onore per un Italia governata da un freak incoronato proveniente da una famiglia di parassiti oppotunisti e da un maestro elementare di Predappio in smanie e deliri di cesarismo da bordello? Nessuna, come sempre.
Come andrà a finire questa sera, quando gli eserciti di Italia e Francia si scontreranno sul tappeto della già abbondantemente sanguinolenta guerra calcistica europea?
Riusciranno i nostri eroi a pugnalare mortalmente una Francia già devastata dall' urto delle ferocissime armate di Guglielmo d' Orange? O sarà invece la Francia a riscattare il grido di sconfitta, esalato sulla memoria di Francesco I, a conclusione del precedente scontro (mondiali 2006): tutto è perduto anche il rigore?
Non si sa.
Il nostro esercito pedatorio, reduce anche lui da una catastrofica débâcle, non è messo meglio del nemico. I suoi eroi sono stanchi, demotivati, sfilacciati, svigoriti,in stato confusionale sia nei muscoli sia nei pochi neuroni ancora viventi che possiedono.
Il ringhio di Gattuso è diventato un belato caricaturale. Le bestemmie di Panucci sono ormai freccette di panna montata. Il serial killer Materazzi si è covertito alla non violenza grazie all'intercessione di Zidane. Pirlo si accinge a farsi cambiare il cognome al femminile. Buffon è stufo di far la guardia ai dieci bidoni di rifiuti tossici che ha davanti a sè. Del Piero soffre visibilmente di prostata. Toni ha la stazza atletica di un termovalorizzatore e la velocità di un bradipo ottuagenario. Camoranesi ha la faccia di uno che è in perpetua crisi di astinenza da ecstasy o da idee. Zambrotta corre dappertutto ma è sempre in ritardo come una tradotta delle ferrovie dello stato. Sulla faccia di Cassano sta stampato il verso immortale: m'illumino di melenso.
Questa sera vedremo sul campo se i nostri eroi riusciranno a fare in modo che la tragedia - vergognosa e reale- del 1940 si replichi come farsa - grottesca e simbolica.
Forza Paisà.
martedì 17 giugno 2008
La disfida
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