Gentilissima Signora
Dr.ssa Letizia Moratti – Sindaco di Milano
Potrebbe, Signora Sindaco, cortesemente farmi conoscere la sua opinione su queste latrine disseminate a grappolo nel Parco Sempione?
Le pare che la loro concezione architettonica, i materiali, i colori, l’ingombro, si addicano al contesto in cui sono collocate?
Non le sembra che i manufatti del Filarete, i torrioni di Bartolomeo Gadio, il cortile bramantesco, le magnolie, i tassi, le querce, i ginepri secolari, i ponticelli romantici, i laghetti e tutto il resto, stonino un po’?
Non sarà il caso che Lei promuova, come per i cinesi di via Paolo Sarpi, la dislocazione dell’intero comprensorio visconteo-sforzesco, con i suoi annessi e connessi, in qualche remoto e inavvicinabile hinterland, magari accanto ai rom o a qualche altra popolazione barbarica?
E’ consapevole del fatto che queste latrine sono prive d’acqua? Riesce a immaginarne lo stato – poniamo, alle 18 di un pomeriggio domenicale dopo intensa frequentazione del parco? (Ebbene tale stato io l’ho fotografato. Per decenza e per riguardo, le risparmio le immagini).
Le pare opportuno che una città con pretese culturali di portata internazionale debba umiliarsi a risolvere in questo modo – negletto persino dall’ abusivismo edilizio - un tal problema?
Non sarà il caso che lei mandi i responsabili di tale puzzolente nefandezza urbanistica a fare una gita oltre Chiasso, e a dare una occhiata, così da trarne ispirazione, all’organizzazione dei servizi igienici al Palazzo dei Papi di Avignone, al castello di San Jorge di Lisbona, alla Abbazia di Westminster, a Londra, ecc.?
Quale è stato, qual è il costo di queste installazioni, Signora Sindaco? Costo, ovviamente, non solo in termini di denaro, ma di immagine, di civiltà urbana, di dignità civica, di sensibilità igienica?
E dovremo tenerceli, questi orribili cessi, nello loro stato quasi sempre fetido, liquamoso e cloacale, in via definitiva?
Enrico Mattei, quando visitava i motel o gli autogrill dell’Agip – l’ho appreso direttamente da Eugenio Cefis –
Ecco, Signora Sindaco, anche Lei, forse, dovrebbe cominciare a distribuire, oltre che promesse e parole, qualche calcione. E, mi raccomando, si munisca di scarpe robuste: ché i meritevoli, nei palazzi comunali e immediate adiacenze, sono una legione.
Con osservanza
Mando questa lettera al Sindaco di Milano. So che si tratta di una patetica bottiglia affidata al mare.
Sulla battigia comunale, dove passeggiano sindaco vicesindaco assessori appaltatori faccendieri consiglieri urbanisti architetti funzionari esperti consulenti addetti a…amici di… probabilmente non arriva più nemmeno l’onda della voce della città.
La bottiglia affonderà, si perderà, o finirà in qualche mano impropria . So che devo rassegnarmi a naufragare nelle abissali profondità de la mer(..). Ma “ e naufragar m’è dolce in questo mare” proprio non mi viene di dirlo.
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